Ancora scosso emozionato, il Dottor Costa ricorda Marco Simoncelli: "A me resta l'immagine del sogno di un ragazzo che voleva diventare campione.
Per essere quel grande ragazzo che era ci voleva una famiglia come la sua"
Per essere quel grande ragazzo che era ci voleva una famiglia come la sua"
"Non era un addio. Tutte le persone che stavano allo stesso tempo applaudendo e piangendo non facevano altro che vedere il suo sorriso. Simoncelli era uno di loro. Nel giorno del funerale è tornato a casa di tutti, nel loro cuore. Sic con il suo sorriso e i suoi sogni non è preda della morte ma è pane degli Dei, pane impastato dalle sue proprie mani. Chi ieri era lì ha avuto la fortuna di ricevere un pezzo di quel pane". Lo ha detto il Dottor Claudio Costa, responsabile della clinica mobile che segue la Moto Gp, intervenendo a Radio Sportiva l'indomani del funerale di Marco Simoncelli.
Che immagine le resta il giorno dopo i funerali di Marco?: "A me resta l'immagine del sogno di un ragazzo che voleva diventare campione. Un giorno lo sarebbe diventato. Oggi lo è diventato: il campione di tutti i ragazzi che vogliono sognare. Speravo che lo abbracciasse tutta l'Italia, così è stato. Marco dava la sensazione del superare i limiti, lo faceva con una schiettezza che lo rendeva possibile per tutti".
Una grande famiglia quella di Marco Simoncelli: "Per essere quel grande ragazzo che rea ci voleva una famiglia come la sua. Genitori che lo hanno protetto per realizzare il suo sogno. In una casa dove lui ha sempre sentito il calore che realizzava il suo sogno. Ho accarezzato il grembo di sua madre, dicendole, che fortuna hai avuto ad accogliere qui una creatura divina".