Dalle Br a Ustica, i segreti di Gheddafi


La fine di Gheddafi in prima pagina



Gheddafi (Getty Images)


Canada - The Globe and Mail
Il dittatore è morto, la Libia è libera. Il colonnello Gheddafi stato ucciso ieri a Sirte al termine di lunghi mesi di guerra civile e di una caccia all'uomo che si è conclusa in una buca dove il dittatore si era nascosto all'ultimo assalto. Ucciso in combattimento o esecuzione? Le verità sugli ultimi istanti di Gheddafi sono tante, ma quel che è certo è che morendo il Colonnello si è portato nella tomba tante, pericolose, verità. Soprattutto le verità sui suoi rapporti con il mondo.
I suoi rapporti amichevoli con Silvio Berlusconi sono ormai stati analizzati e riproposti in ogni minimo particolare, ma se quello con l'Italia era un rapporto evidente e spesso addiritturapacchiano, sono quelli tra Gheddafi e le altre potenze occidentali a essere sulle prime pagine dei giornali oggi.
A partire da quelli con la Gran Bretagna, in prima fila con laFrancia nella guerra che ha abbattuto il dittatore libico. Gran Bretagna nel 2008 liberò per motivi di salute il presuntoattentatore di Lockerbie, strage terroristica organizzata dallo stesso Gheddafi. Come quelle rivelate dal The Guardian, che ha reso pubblico uno scambio di comunicazioni tra il dittatore libico e il Governo britannico poco prima che iniziasse la guerra, nei quali Gheddafi si proponeva di riformare lo Stato libico su immagine e somiglianza della Gran Bretagna. Per lui, manco a dirlo, era previsto il ruolo analogo a quelloElisabetta II, cioè il sovrano.
La politica occidentale si incrocia con quella estera di Gheddafi per lunghi decenni. Dall'Ira alle Brigate Rosse, dalla Rote Armee Fraction a Ordine Nuovo, sono state tantissime leorganizzazioni terroristiche europee ad avere aiuti economici, logistici e militari proprio dal regime del Colonnello. Il quale, va detto, non ne fece mistero: alla quinta conferenza dei "paesi non allineati" (il blocco di nazioni non alleate con le protagoniste della Guerra Fredda), tenutasi a Colombo (Sri Lanka) nel 1974, il rais afferò pubblicamente: "Sono orgoglioso di finanziare i terroristi che lottano contro il sionismo internazionale e l'imperialismo".
Anche gli Stati Uniti ebbero un rapporto ambiguo e poco limpido con Gheddafi. Nemico dichiarato da sempre, Gheddafi nel 1980 fu coinvolto in un traffico d'armi che riguardava Bill Carter, fratello dell'allora presidente degli Stati Uniti, Jimmy. Una vicenda che contribuì non poco alla mancata rielezione di quest'ultimo, che cedette il passo al repubblicano Ronald Reagan.
Tornando all'attualità e tornando in Gran Bretagna, fu proprio il governo inglese ad avere un frequente e profondo scambio diplomatico con la Libia nelle prime fasi della guerra alla ricerca di una soluzione. L'Inghilterra, insomma, cercava una via di uscita per il Colonnello, cui avrebbe garantito la vita per l'addio al Paese e al potere. E sempre a proposito di vie d'uscita, ma questa volta ostruite, si deve proprio a Gheddafi il veto all'esilio di Saddam Hussein nel 2003, nella conferenza di Sharm el-Sheik che precedette di poche settimane l'inizio delle operazioni. Il piano, elaborato dall'Arabia Saudita, era pronto per essere attuato; per ragioni che tuttora sono sconosciute, il Colonnello vi si oppone, insultando pesantemente i delegati sauditi e tutti coloro che appoggiavano il salvacondotto.
Come abbiamo detto, l'Italia resta su un piano "privilegiato" quanto a rapporti quanto meno ambigui con la Libia. A cominciare dalla strage di Ustica, un ginepraio di teorie, teoremi e presunte verità che da trent'anni vengono nascoste, ma che evidentemente e chiaramente coinvolgono la Libia e Gheddafi. Anche in modo contrastante: da un lato, ci sono le voci, sempre più credibili, che mettono il terrorista Carlos — detto "lo sciacallo", colui che nel 1975 organizzò il sequestro a Vienna dei ministri dell'Opec — a Bologna il giorno dell'attentato alla stazione. Carlos che era molto vicino a Gheddafi, e strage che avvenne in un periodo storico in cui i rapporti tra Italia e Libia erano molto tesi a causa della crisi del petrolio tra Libia e Malta, dove solo l'Italia tra le nazioni europee si era schierata con la piccola isola. Da un altro lato, però, sembra che fosse proprio Gheddafi l'obiettivo da colpire. Il giudice Rosario Priore, istruttore nell'infinito e torbido processo, ha spiegato come un volo Tripoli-Varsavia, con personaggi di rilievo a bordo, la sera del 27 giugno 1980 invertì la rotta all'altezza di Malta per rientrare nella capitale libica. "E' tutto verosimile, visti i rapporti privilegiati tra l'Italia e la Libia, e che il capo dei servizi segreti libici era di casa Roma e nel SISMI, che qualcuno dei nostri avvertì Gheddafi", ha aggiunto Priore.
E di nuovo, forse non tutti sanno che il golpe che nel 1969 portò il Colonnello al potere fu organizzato ad Abano Terme, in provincia di Padova. Il regista fu Abdulaziz Es-Sheli, uomo di stretta fiducia del re Idriss, l'uomo da detronizzare. Ad Abano i congiurati arrivarono a disegnare finanche l'organico dei futuri ministeri.
USA - New York Daily News
A tutto ciò si aggiungano gli interessi economici della Libia in Europa, a partire dal nostro Paese dove la famiglia Gheddafi era entrata con quote importanti tra gli azionisti di banche, aziende e addirittura della Fiat e della Juventus. Insomma, un legame quello tra Gheddafi e l'Occidente che nasconde tanti segreti. Che nessuno vuole rendere pubblici e che la morte deldittatore chiude nella tomba con lui.

La morte di Muammar Gheddafi e le foto del suo cadavere hanno monopolizzato le prime pagine dei quotidiani di tutto il mondo, segnando la fine di 42 anni di regime. Il medico legale che ha esaminato il cadavere del Colonnello ha concluso che il rais è stato ucciso con due colpi d'arma da fuoco, uno alla testa e uno all'addome. A schierarsi contro l'assassinio di Gheddafi è stato il ministro degli Esteri, Franco Frattini: "Rimane l'amarezza di non aver potuto vedere lui e i suoi figli alla sbarra. Con un processo si sarebbe data l'impressione che la pagina della nuova Libia iniziasse secondo lo stato di diritto".