La piramide della felicità


L'amore, i soldi, un tramonto. E ancora, il cibo, la salute o la sicurezza. Ognuno di noi, probabilmente, a seconda del momento che sta vivendo, darebbe una risposta differente alla domanda: cosa ti fa stare bene? Così, basandosi sull'istinto, sulle emozioni che vengono dalla pancia ancor prima che dal cervello. Eppure c'è uno studio, ricavato dal primo sondaggio globale sul benessere delle persone, che ha provato a incasellare gli ingredienti della felicità.
La teoria ispiratrice (e da dimostrare) è quella dello psicologo Abraham Maslow che a cavallo tra gli anni Quaranta e Cinquanta affermò la necessità di ogni essere umano di creare una gerarchia dei propri bisogni per raggiungere la propria felicità: la sua "piramide" vede alla base lenecessità primarie, quelle "fisiologiche", come cibo, acqua, sesso, sonno che, via via risalendo nella graduatoria, riguardano la sicurezza per la salute,  per i beni che si possiedono, per il proprio corpo. Lo step successivo, invece, investe una sfera più legata ai sentimenti: e così, ecco farsi largo l'amicizia, la famiglia, l'intimità sessuale e, a un livello più alto ancora, il rispetto per e dagli altri, l'autostima, la confidenza. Infine, al vertice, ci sono i valori morali, la creatività, la spontaneità, la capacità di risolvere i problemi, l'assenza di pregiudizi. La teoria della scala dei bisogni di Maslow, che finora non aveva mai avuto alcun riscontro concreto rimanendo solo nei libri di psicologia, è dunque stata "applicata" da parte di un gruppo di ricercatori dell'Illinois che sono partiti dai dati ricavati dal sondaggio Gallup World Poll rivolto a oltre 60.000 persone di 123 Paesi del mondo.
Bene, secondo quanto riferito da Ed Diener, referente dello studio, Maslow ha avuto l'innegabile merito di aver correttamente individuato che esistono bisogni umani che valgono indipendentemente dalla cultura di provenienza. Il punto debole della teoria, invece, sarebbe nell'ordine stilato: per esempio, si può tranquillamente essere felici in compagnia dei propri amici anche quando si ha fame. In altre parole, i bisogni "lavorano" indipendentemente gli uni dagli altri senza che ci sia una necessaria correlazione tra "primari" e "secondari": è possibile raggiungere la punta della piramide in termini di benessere anche in mancanza di "beni" elementari.
Un altro spunto interessante della ricerca è riferito al legame che esisterebbe tra felicità individuale e collettiva: si sta meglio tanto più è alto il livello di soddisfazione della comunità all'interno della quale si vive. Il benessere, in sostanza, richiama e diffonde serenità e ottimismo. I cittadini scontenti sono dunque più pericolosi e un volano di sensazioni negative che non giova alla salute di un Paese: da ultimo, secondo il docente John Helliwell della University British of Columbia, i recenti disordini di Londra sarebbero lo specchio esatto di questa situazione in cui la perenne assenza di attenzione alle sfere individuate dalla gerarchia di Maslow può mettere in crisi non solo un Governo, non solo uno Stato ma un intero sistema.
La felicità al primo posto, dunque: come succede in Buthan dove già dagli anni Sessanta si è iniziato a riflettere sulla validità reale del Pil come indice del benessere. Il piccolo paese himalayano ha oggi elaborato un sistema che mette al centro proprio la Fli, la felicità interna lorda dei sudditi per il raggiungimento della quale lo status economico è solo una componente come le altre. Quattro le colonne su cui si basa questa nuova idea: l'esistenza di uno sviluppo economico equo e sostenibile comprendente istruzione, servizi sociali e infrastrutture in partenza uguali per tutti; la difesa dell'ambiente in cui si vive; l'incentivazione alla cultura con attività che promuovono il progresso della comunità; e infine, ma qui si aprirebbero discorsi più complicati, il buon governo che nel caso del Buthan si è aperto alla monarchia costituzionale come primo passo verso una maggiore democratizzazione. Certo non sono mancate le voci di dissidenti che accusano il sovrano di volerli mettere a tacere però, non più tardi di un anno fa, il primo ministro aveva dichiarato che secondo l'ultimo censimento effettuato, nel suo Paese il 52% della popolazione si era dichiarata molto felice, il 45% felice e solo il 3% non molto felice.