Il Festival di Venezia ha scelto, per la sua giornata di apertura, di partire con un filmcupo e senza speranza, in cui protagonisti, alla fine, sono tutti sconfitti e nessuno esce vincitore. Ides of march, film diretto da unClooney in gran forma, lucido e barocco come nelle sue migliori prove da regista, evoca, fin dal titolo, le idi di marzo durante le qualiGiulio Cesare fu tradito e ucciso dal suo stesso figlio, un odioso ammutinamento, una pugnalata alle spalle, una bugia e una sconfitta mascherata da vittoria.













[TUTTE LE SCENE CHE NON AVETE VISTO DELLA CERIMONIA DI APERTURA DI VENEZIA]
Al centro della storia c'è Stephen Meyers (Ryan Gosling), geniale addetto stampa di uno dei candidati alle primarie democratiche per le presidenziali. Attorno a lui gravitano altri personaggi, tutti pezzi di un ingranaggio perfetto e perverso che conduce inevitabilmente a una discesa agli inferi: il suo capo e mentore, Paul Zara (Philip Seymour Hoffmann), un tipo vecchio stampo fissato con la lealtà, con la giustizia e con il rispetto della parola data; la bella e govane Molly (Evan Rachel Wood), stagista di bell'aspetto e grandi speranze, Ida Horowicz (Marisa Tomei, capace di rubare la scena a chiunque), giornalista dalla mente tagliente e dallo scoop spietato e il candidato presidente, Mike Morris (George Clooney) dal volto candido e dall'anima nera.
Come in un videogioco ben congegnato, ogni scena, ogni quadro, porta un livello successivo, ogni volta un gradino più in giù. Fino ad arrivare a un baratro di bugie, compromessi e silenzi, impossibile da spiegare se non continuando a mentire e confondere.
La discesa comincia quando Stephen accetta di incontrare, seppure per poco e seppure con mille se e mille ma, il capo dello staff del candidato avversario (Paul Giamatti, in un insolito ruolo da cattivo). Da lì inizia la sua discesa. Prima mente al suo capo: un gradino in giù; poi va a letto con la sua stagista: un altro gradino; poi copre le schifezze del suo candidato: un altro gradino ancora ; poi lo tradisce e ricatta: ancora uno.
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